COS’E’ LA SCOLIOSI?

La scoliosi è una deformità strutturale tridimensionale della colonna che consiste in una deviazione laterale del rachide con una rotazione delle vertebre coinvolte nella curva. (FIG.1)

È importante distinguere la scoliosi dall’atteggiamento scoliotico. Quest’ultimo rientra nel gruppo dei “paramorfismi” e comporta sempre una deviazione laterale della colonna, con conseguente perdita della verticalità stessa, ma non si accompagna mai a deformazione dei corpi vertebrali ed è correggibile volontariamente o con semplici interventi esterni. L’atteggiamento scoliotico, in genere è visibile in posizioni statiche e come forma di compenso secondaria (ipometria dell’arto, dolore o deficit muscolare). (FIG.2)

Nella maggior parte dei casi, circa l’80%, la causa della scoliosi è sconosciuta e, pertanto, viene definita IDIOPATICA. Solo nel 20% è secondaria ad un altro processo patologico.

Per fare diagnosi di scoliosi è importante un’accurata valutazione clinica in cui il paziente viene analizzato in ortostatismo, in flessione anteriore e in posizione supina. Un tipico paziente scoliotico o con sospetta scoliosi mostra in stazione eretta un disallineamento delle spalle e dei fianchi con un’asimmetria dei triangoli della taglia e delle scapole. In flessione anteriore (bending) presenta uno o più gibbi, valutati utilizzando uno strumento, lo scoliometro, che misura i gradi di rotazione del tronco (ATR). Alcune scoliosi determinano uno strapiombo laterale del tronco, misurato con un filo a piombo dalla 7a vertebra cervicale alla linea interglutea. Infine, il paziente viene valutato da supino per misurare la lunghezza degli arti, la mobilità del cingolo scapolare, l’elasticità ed il trofismo della muscolatura sia degli arti che del rachide.

Tuttavia, in caso di sospetta scoliosi, il GOLD STANDARD per fare diagnosi è la radiografia in ortostatismo del rachide (AP e LL).

L’entità di una curva è definita dai gradi Cobb. La curvatura sul piano frontale è definita da due vertebre, più inclinate e meno ruotate, chiamate rispettivamente limitante superiore ed inferiore. Vi è, poi, una terza vertebra che definisce la curva detta vertebra apicale, la meno inclinata ma la più ruotata. Sul piano sagittale si ha un’alterazione delle curve, generalmente una riduzione della cifosi dorsale con tendenza al dorso piatto. (FIG.3)

Si può fare diagnosi di scoliosi se l’angolo di Cobb è superiore ai 10° e si può indentificare la rotazione vertebrale. La scoliosi idiopatica può svilupparsi in qualunque momento della vita, dall’infanzia all’età adulta. Generalmente si manifesta nei periodi di spinta puberale, che corrisponde ad una fase di crescita e maturità ossea, non necessariamente contemporanea alla comparsa del menarca.

È possibile, quindi, classificare la scoliosi in base all’età: SCOLIOSI INFANTILE (0-2 anni), SCOLIOSI GIOVANILE (3-9 anni), SCOLIOSI ADOLESCENZIALE (10-17 anni), SCOLIOSI DELL’ADULTO (18+ anni).

QUAL E’ IL PRINCIPALE PROBLEMA DELLA SCOLIOSI?

L’evolutività. È noto che le curve scoliotiche tendono a peggiorare. L’evolutività della curva dipende dalla forma e dall’entità della curva stessa ma anche dall’età del paziente. Il potenziale di progressione delle scoliosi idiopatica si riduce una volta completata la crescita ossea. Il rischio di progressione inizia a crescere quando la curva è maggiore di 30°. Le curve meno gravi restano più o meno stabili. Per le curve >50° la progressione è quasi certa anche in età adulta seppure molto lenta (0,5°-1° l’anno).

È importante prendersi cura della propria curva, non sottovalutarla e non ricordarsene solo in età adulta…

QUALI SONO I SINTOMI?

La scoliosi non ha sintomi propri e generalmente NON è dolorosa. Il primo mito da sfatare è, quindi, che scoliosi e mal di schiena sono strettamente correlati.

È vero, invece, che in età adulta una scoliosi non curata può provocare dolore e se la curva è >30° può provocare LIMITAZIONI FUNZIONALI, DEFORMITA’ PROGRESSIVE, DEFORMITA’ ESTETICHE fino a PROBLEMI CARDIO-RESPIRATORI (>80° toraciche alte).

Poiché in età giovanile non provoca dolori, spesso viene individuata dal genitore o durante una visita pediatrica o al mare da altri osservatori. A tal proposito svolgono un ruolo importante gli SCREENING durante la fase critica della crescita.

PERCHE’ TRATTIAMO LA SCOLIOSI IDIOPATICA?

Sarebbe presuntuoso pensare di riabilitare un paziente con scoliosi per ottenere un rachide dritto. L’obiettivo principale, invece, è GARANTIRE UNA SCHIENA FUNZIONALE in età adulta. Tra gli obiettivi che ci prefissiamo durante un trattamento vi sono:

-FERMARE LA PROGRESSIONE DELLA CURVA -RIDURLA (ove possibile)
-MIGLIORARE L’ESTETICA
-PREVENIRE DOLORI

-LIMITARE LE COMPLICANZE RESPIRATORIE (nelle curve più gravi)

Pertanto, è importante una DIAGNOSI PRECOCE ed un TRATTAMENTO ADEGUATO. A tal fine è necessario rivolgersi a personale SPECIALIZZATO nelle patologie vertebrali.

COME TRATTARE LA SCOLIOSI?

In base all’entità della curva abbiamo a disposizione diversi strumenti: 1)TRATTAMENTO CONSERVATIVO (per curve inferiori a 45°/50°)
a) tecniche fisioterapiche per curve minori
b) corsetto + tecniche fisioterapiche per curve con elevata possibilità di progressione 2)CHIRURGIA (per curve gravi superiori a 45°/50°)

La necessità di un corsetto, la tipologia e il tempo di utilizzo è una scelta riservata esclusivamente ad un medico specialista di patologie vertebrali, realizzato da un tecnico ortopedico anch’esso specializzato.

Per quanto concerne le TECNICHE FISIOTERAPICHE, è noto che solo in pochi paesi, soprattutto paesi europei, c’era la tendenza al trattamento conservativo della scoliosi. In tutto il resto del mondo il gold standard per il trattamento delle scoliosi è sempre stata la chirurgia.

IL NOSTRO APPROCCIO ALLE SCOLIOSI…

Il nostro obiettivo è quello di garantire al paziente un trattamento efficace ed il più individualizzato possibile. Numerose solo le tecniche fisioterapiche a nostra disposizione ma quella di cui ci avvaliamo è una tecnica basata su esercizi specifici la cui validità è dimostrata scientificamente.

Parliamo del metodo SEAS. Più che un metodo è un PROTOCOLLO DI ESERCIZI a lungo studiati e descritti dal gruppo ISICO.

SEAS significa “Approccio Scientifico con Esercizi alla Scoliosi”. I due elementi imprescindibili da utilizzare nella scelta degli esercizi sono L’AUTOCORREZIONE e LA STABILIZZAZIONE vertebrale.

La fase iniziale del trattamento riguarda la valutazione clinica e radiologica. Solo dopo aver individuato la tipologia, la localizzazione e l’entità della curva, la presenza di una curva primaria o secondaria è possibile definire l’AUTOCORREZIONE ATTIVA INDIVIDUALE. Definita l’autocorrezione, intesa come il miglior allineamento raggiungibile dal paziente, si scelgono gli esercizi per stabilizzare l’autocorrezione. Attraverso gli esercizi il paziente migliora la propria capacità di mantenere l’autocorrezione nella vita quotidiana. Vengono assegnati con un grado di difficoltà crescente mettendo costantemente il paziente alla prova. Anche gli esercizi sono personalizzati e vengono scelti in base alle capacità che il paziente ha di seguirli e per migliorare dei deficit funzionali evidenziati in fase di valutazione.

Non sempre, da soli, gli esercizi sono efficaci. Spieghiamo meglio:
se le curve sono di lieve/media entità servono, essi stessi, a limitarne la progressione o a ridurre i gradi

cercando di mantenere la curva sotto i 30° Cobb;

alcune curve necessitano di un corsetto. In questo caso gli esercizi, eseguiti fuori dall’ortesi, servono a mantenere attiva la muscolatura per prepararla al futuro abbandono del corsetto. Inoltre, servono a stabilizzare la correzione attiva che ripercorre le spinte del corsetto;

se le curve necessitano di trattamento chirurgico gli esercizi possono essere utilizzati come preparazione all’intervento.

Di seguito sono riportati dei casi clinici prima e dopo alcuni mesi di trattamento con esercizi specifici SEAS.

SI PUO’ PRATICARE SPORT CON LA SCOLIOSI?

Spesso i ragazzi arrivano dal terapista sconsolati e demotivati perché considerano la scoliosi una patologia che leva molte libertà in particolare quella di fare sport.

Alcune volte ricevono informazioni poco corrette come ridurre le ore di sport o l’intensità oppure di praticarne uno in particolare, in genere il NUOTO. Nella peggiore delle ipotesi viene consigliato di sospendere l’attività sportiva.

Facciamo chiarezza: IL NUOTO NON È LA CURA DELLA SCOLIOSI. È un’attività fisica come un’altra che può essere utilizzata in base alle esigenze del paziente.

Non c’è uno sport più adatto di un altro. Contrariamente all’immaginario comune, la letteratura conferma che sport asimmetrici, come il tennis, non hanno ripercussioni negative sulle curve scoliotiche. Così, la pratica regolare di un’attività sportiva, non condotta a livello agonistico, migliora le condizioni fisiche e non ha alcun ruolo nel peggioramento della scoliosi tanto che è raccomandata anche in corsetto (compatibilmente con lo sport praticato).

QUINDI A CAUSARE LA SCOLIOSI: -NON È LO SPORT;

-NON SONO GLI ZAINI SCOLASTICI. Quest’ultimi non creano problemi strutturali. Se provocano mal di schiena possono indurre al sospetto di patologie di base (solo uno zaino pesante portato consecutivamente per tanto tempo può essere un problema);

-NON È IL MATERASSO,
-NON È LA CATTIVA POSTURA SUL DIVANO O A SCUOLA, tenendo presente però che stare a

lungo fermi e mantenere una corretta postura è alla base della salute della nostra schiena.

“AD ESSERE IN GABBIA E’ LA SCOLIOSI NON LA PERSONA”

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