COSA È LA TECARTERAPIA?

La parola Tecarterapia è l’acronimo di Trasferimento Energetico Capacitivo Resistivo, che indica il modo in cui questo dispositivo possa portare uno stimolo biologico ai tessuti.

Ad oggi la grande diffusione della Tecarterapia è sicuramente legata alla sua efficacia terapeutica, che però al momento non è supportata da lavori scientifici importanti.

Il fatto che la Tecarterapia abbia avuto il suo sviluppo in Italia ha molti aspetti positivi ma nello stesso tempo un grande limite legato alla difficoltà di fare ricerca nelle università italiane.

Altri mezzi fisici ad alta tecnologia in fisioterapia infatti, come l’onda d’urto ad esempio, hanno alla base evidenze scientifiche più solide ma spesso realizzate da università straniere.

Questo mezzo fisico è conosciuto anche come radiofrequenza o diatermia da contatto, ed ora analizzeremo il perché di questi due sinonimi:

  1. TECARTERAPIA COME “RADIOFREQUENZA”: questo termine indica lo spettro elettromagnetico di cui fanno parte le onde elettromagnetiche erogate dalla tecar.
    Lo spettro di frequenza della tecarterapia è compreso tra i 500.000 Hz e 1 mega Hz, ed è uno spettro di frequenza molto vicino a quello utilizzato dalle onde radio.
    Spesso il termine “Radiofrequenza” è conosciuto dai nostri pazienti perché lo hanno visto nei centri di estetica, dove si utilizzano le radiofrequenze per il trattamento di inestetismi come la cellulite.
    Qual è allora la differenza tra una radiofrequenza utilizzata da un’estetista e una tecarterapia utilizzata da un fisioterapista? A livello di frequenza di onda non c’è alcuna differenza, ma i dispositivi utilizzati nei centri estetici, non essendo dei mezzi fisici “medicali” sono depotenziati, quindi hanno una potenza minore rispetto a quelli utilizzati dai fisioterapisti.
    Quindi la tecarterapia può essere utilizzata come la radiofrequenza di un centro estetico, basta impostare una potenza minore, ma una radiofrequenza non può essere utilizzata come una tecarterapia.
    Per questo motivo, grazie soprattutto alla presenza della tecarterapia, negli ultimi anni l’ambito della fisioterapia estetica sta crescendo sempre di più. In fisioterapia inoltre vengono utilizzati particolari manipoli e accessori per arrivare a cedere l’energia più in profondità e per trattare parti anatomiche più complesse da trattare con i manipoli classici.
  2. TECARTERAPIA COME “DIATERMIA DA CONTATTO”: con questo termine si indica cosa sia la tecarterapia in termini fisici.
    È una diatermia, cioè un mezzo fisico in grado di produrre calore endogeno. Il nome Diatermia è stato coniato molti anni fa, da uno studioso Negleshmit agli inizi del 1900.
    A differenza di altri macchinari, come la marconi terapia, la tecar necessita del contatto dei due elettrodi sul paziente affinché si possa effettuare l’applicazione ed ecco perché è detta “diatermia da contatto”.

COME FUNZIONA LA TECARTERAPIA

Per comprendere quelle che sono le reali indicazioni e controindicazioni terapeutiche della tecarterapia è necessario comprenderne il principio di funzionamento e già il nome può essere d’aiuto a questo scopo.
Applicando il principio fisico del condensatore, la Tecarterapia induce all’interno dei tessuti lesi un movimento alterno di attrazione e repulsione (500.000/ 1.000.000 di volte al secondo) delle cariche elettriche degli ioni presenti nei tessuti corporei.
In tal modo la tecarterapia trasferisce energia ai tessuti senza alcuna somministrazione di energia radiante dall’esterno.
Queste “correnti di spostamento” inducono 3 effetti: chimico, meccanico e termico.


Ciò che avviene durante una seduta è che dell’energia viene trasferita ai tessuti mediante due sistemi differenti:

  • Sistema capacitivo
  • Sistema resistivo

Il fisioterapista può infatti utilizzare la tecarterapia in due modalità differenti per trasferire energia focalizzando l’energia su tessuti differenti in funzione di dove è localizzata la patologia:

  1.  Tecarterapia modalità capacitiva, rilascia più energia nei primi strati sotto l’elettrodo, efficacie sui tessuti molli e superficiali (muscoli, sistema vascolare e linfatico, etc.)
  2. Tecarterapia modalità resistiva, rilascia più energia nei tessuti ad alta impedenza (cioè che lasciano passare minor energia), per questo è utilizzata per applicazioni sui tessuti ossei, cartilaginei, tendinei, aponeurotici.

Semplificando il concetto possiamo dire che con il sistema capacitivo avremo una distribuzione dell’effetto terapeutico immediatamente sotto l’elettrodo mentre con il sistema resistivo avremo una distribuzione dell’effetto terapeutico più in profondità.
Pertanto possiamo dire che il sistema capacitivo è generalmente più adatto a trattare patologie che si localizzano superficialmente come ad esempio le contratture muscolari e gli ematomi superficiali e gli edemi mentre il sistema resistivo è generalmente più utile nel trattamento delle problematiche più profonde che possono coinvolgere le articolazioni e i tendini.
Ovviamente questa è solo una semplificazione di un modello estremamente complesso.
Nella pratica clinica, infatti, il fisioterapista attua un mix tra capacitivo e resistivo per trattare tutti i tessuti che possono essere implicati nel processo patologico.

È fondamentale sfatare il mito che il sistema Capacitivo deve essere utilizzato più sul muscolo e il Resistivo per osso e tendini. L’utilizzo della Tecarterapia deve essere il più specifico possibile. Prima deve esserci una diagnosi o una valutazione funzionale. Una volta individuato il tessuto target, origine dei sintomi o della disfunzione, solo allora si decide quale modalità e quali accessori utilizzare.

EFFETTI DELLA TECARTERAPIA, COME AVVIENE IL PROCESSO DI TRASFERIMENTO ENERGETICO CON LA TECARTERAPIA?

Per rispondere a questa domanda è importante ricordare che il corpo umano è composto principalmente di acqua e sali disciolti in essa.
Questi sali contenuti nell’acqua, si scompongono in cariche elettriche positive e cariche elettriche negative.
La tecarterapia crea prima una forza che attrae e successivamente una forza che respinge queste cariche elettriche.

Il calore profondo o endogeno, è indotto nel paziente dala tecarterapia per mezzo dell’effetto Joule. Gli ioni (particelle cariche elettricamente) presenti nella regione corporea che si sta trattando vengono fatti oscillare centinaia di migliaia di volte al secondo, e questo rapido movimento oscillatorio produce calore.

Quest’attività viene realizzata dalla tecarterapia 500.000 volte al secondo. Quella che si verifica è una vibrazione degli ioni contenuti nel corpo.
Questo effetto non avviene nel corpo intero ma solo nella parte che è compresa tra la piastra e l’elettrodo utilizzato. Muovendo l’elettrodo sull’area da trattare, il fisioterapista sceglie dove convogliare il movimento di cariche e quindi seleziona il tessuto da trattare anche in combinazione con la scelta del sistema capacitivo o resistivo. Sebbene la tecarterapia utilizzi quindi correnti elettriche con una frequenza di 500.000 Hz (il numero di volte che avviene l’inversione della corrente ogni secondo) il paziente non percepisce corrente ma semplicemente sensazioni di tepore.

La tecar non emana radiazioni ionizzanti come quelle che si producono durante le radiografie quindi non è pericolosa anche se va utilizzata comunque da personale esperto al fine di avere un corretto effetto terapeutico e di non arrecare danni ai tessuti.

Gli effetti biologici prodotti dalla tecarterapia sono fondamentalmente 3:

  • Effetto chimico: si ipotizza che la tecar porti ad una normalizzazione del potenziale di membrana, gli scambi cellulari tendono ad alterarsi in stati infiammatori;
  • Effetto termico: durante l’applicazione di tecarterapia c’è un richiamo di sangue nella regione trattata. Inoltre una stimola il metabolismo delle fibre collagene e favorisce il rilassamento muscolare. Questo corrisponde a un aumento del microcircolo locale e di calore. Il calore oltre che curativo è molto piacevole e rilassante, tanto che spesso alcuni pazienti si addormentano.
  • Effetto meccanico: l’effetto termico produce un effetto meccanico indotto importante, anche attraverso la vasodilatazione delle strutture del sistema vascolare provocate dall’iperemia. Inoltre è possibile trattare i tessuti mentre questi sono stimolati dagli elettrodi, abbinando quindi la tecarterapia con la massoterapia, la terapia manuale, la terapia mio-fasciale e riabilitazione funzionale.

Il fisioterapista avendo chiari gli effetti biologici può più facilmente strutturare il programma terapeutico. Quindi privilegiare uno degli effetti in base alla fase terapeutica, acuta, sub acuta o cronica.

I diversi effetti biologici possono essere utili per l’integrazione terapeutica. Ad esempio si può prediligere un trattamento che privilegia l’effetto termico in una patologia cronica di preparazione dei tessuti per un trattamento di terapia manuale o di un particolare esercizio terapeutico o rieducazione funzionale 

TECARTERAPIA, QUALI SONO I BENEFICI

La vibrazione indotta dalla tecarterapia nel tessuto ha diversi effetti a livello biologico e cellulare. E’ possibile infatti riconoscere alla tecarterapia un effetto biostimolante, utile sia nei processi degenerativi che nei processi traumatici, un effetto drenante, utile oltre che nelle patologie estetiche anche in quelle infiammatorie, un incremento della temperatura che può essere utile a rilassare la muscolatura e infine un effetto antidolorifico che è il risultato dei precedenti.

I benefici e i meccanismi fisiologici verosimi della Tecarterapia sono molteplici:

  • Miglioramento dell’afflusso arterioso con incremento dell’apporto di sostanze nutritizie ed ossigeno (riduzione delle tensioni muscolari)
  • Miglioramento del deflusso venoso linfatico con più efficiente espulsione di tossine e cataboliti (riduzione dell’infiammazione)
  • Miglioramento dell’equilibrio di membrana di tutte le cellule presenti nell’area trattata Aumento del metabolismo
  • Potenziamento e sinergia con principi attivi che si vogliono veicolare come trattamenti topici

Ad oggi le modalità di interazione della Tecarterapia con le strutture biologiche non è del tutto chiara. Fortunatamente la diffusione a livello mondiale della Tecarterapia sta sensibilizzando gli investimenti sulla ricerca di questa terapia fisica.

INDICAZIONI TERAPEUTICHE DELLA TECARTERAPIA

La tecarterapia può coadiuvare il trattamento di diverse patologie come ad esempio l’artrosi, il mal di schiena, le cervicalgie, le tendiniti e fascite plantare.

Può essere un valido supporto nel trattamento delle contratture muscolari e nel trattamento sintomatico della fibromialgia.
Le fibrosi sono un altro campo di applicazione della tecarterapia. Queste possono verificarsi a seguito di traumi o possono essere primarie come nel caso dell’induratio penis plastica, della sindrome di Dupuytren o nella sindrome di Ledderhose.

In traumatologia trova applicazione nella facilitazione del riassorbimento degli ematomi e nella biostimolazione delle lesioni muscolari.
Va sottolineato che nelle patologie in fase acuta, la tecarterapia può essere applicata vantaggiosamente impostando i parametri in modo da non avere un incremento termico. Quest’ultimo, infatti, si realizza ogni qualvolta il fisioterapista ritiene opportuno impostare parametri di energia da somministrare che superano quelli che il corpo riesce a smaltire. L’incremento termico, che è così utile nel trattamento delle contratture, è controindicato nelle patologie in fase acuta e quindi è la valutazione che il fisioterapista fa prima di eseguire la seduta, a determinare la scelta dell’impostazione dei parametri.

E’ possibile eseguire tecarterapia anche quando sono presenti mezzi di sintesi come ad esempio protesi metalliche.

Durante i trattamenti alla schiena capita spesso che il paziente si rilassi così tanto che si addormenta.
Per questo motivo nella maggior parte dei nostri trattamenti ne facciamo uso, e la integriamo con le tecniche di terapia manuale (mobilizzazioni) o con altre terapie fisiche come laser ad alta potenza, ultrasuoni, onde d’urto o interix.

Le condizioni in cui la tecarterapia è utile sono moltissime, qui di seguito te ne elenco alcune:

  • distorsioni,
  • tendiniti come ad esempio la tendinite di De Quervain (al polso),
  • borsiti,
  • lesioni tendinee e muscolari
  • Sindrome del piriforme,
  • traumi ossei e osteoarticolari,
  • osteoporosi: ne soffrono soprattutto donne dopo la menopausa;
  • riabilitazione post chirurgica: come ad esempio la riparazione del legamento crociato anteriore o della cuffia dei rotatori,
  • metatarsalgia: ne soffrono soprattutto le donne che usano spesso scarpe con il tacco;
  • dolori muscolari;
  • pubalgia;
  • edemi: ne abbiamo trattati molti che si erano formati a seguito di una forte contusione;
  • ematomi come quelli che si formano nel caso di importanti lesioni muscolari
  • gonalgia
  • lesione legamento crociato anteriore
  • lesione legamento crociato posteriore
  • tenosinovite
  • stenosante
  • alluce valgo
  • coxartrosi
  • lesione cartilagine triangolare del polso
  • lesioni tendinee: es. la rottura del tendine del capo lungo del bicipite, del tendine del muscolo sopraspinoso o del tendine di achille;
  • gonartrosi
  • fascite plantare
  • epicondiliti chiamate anche “gomito del tennista”
  • epitrocleiti conosciute anche come “gomito del golfista”
  • capsuliti come nel caso della capsulite adesiva
  • spalla congelata
  • contratture
  • borsiti, spesso se ne vedono in spalle problematiche o nella parte posteriore del gomito (borsite olecranica)
  • dolori muscolari
  • sciatica
  • lombalgia
  • lombosciatalgia
  • cicatrici
  • traumi sportivi
  • condropatia rotulea
  • dismenorrea
  • capsulite adesiva o sidrome della spalla congelata
  • frattura del femore
  • dito a scatto
  • frattura dell’acetabolo
  • frattura della clavicola
  • frattura del calcagno
  • frattura dell’omero
  • frattura della tibia
  • frattura del metatarso
  • frattura del calcagno
  • cervicalgia
  • triggerpoint
  • dolore dietro al ginocchio
  • dolore al centro della schiena
  • dolore al collo

LA TECARTERAPIA È CONVENZIONATA?

Probabilmente ti sembrerà strano, eppure la tecarterapia non è ancora convenzionata con il SSN (sistema sanitario nazionale) mentre è presente nella lista delle prestazioni rimborsabili di assicurazioni sanitarie e fondi di assistenza.

Perché in SSN “non la passa”?
Il motivo sta nel fatto che questo dispositivo al giorno d’oggi non rientra nei cosiddetti LEA, regimi minimi di assistenza, e il SSN (sistema sanitario nazionale) non la riconosce tra le terapie convenzionabili. Per tale motivo, anche negli ospedali una seduta di tecarterapia viene fatta pagare in tutta Italia. Questo non succede solo per la Tecarterapia ma anche per altre terapie importanti e ricche di evidenze scientifiche come le onde d’urto.

Un centro di Fisioterapia convenzionato può inserire il trattamento di Tecarterapia nel progetto riabilitativo in associazione alle terapie convenzionate ma la prestazione di Tecarterapia non rientrerà in nessun caso in convenzione e dovrà essere pagata come prestazione privata. Tutte le altre prestazioni verranno erogate (se previsto) attraverso la presentazione della ricetta del medico curante o dello specialista e il pagamento del ticket sanitario, ad eccezione dei pazienti esenti per età o patologie.

Da cosa è formata una tecarterapia?

Il dispositivo tecarterapia è costituito da tre elementi principali:

  • una macchina centrale, all’interno della quale vi è il motore;
  • un elettrodo: capacitivo o resistivo;
  • una piastra.

L’area da trattare sarà interposta tra la piastra e l’elettrodo, in modo da essere stimolata.

La sensazione che si avverte nel corso del trattamento è quella di un piacevole massaggio caldo.

Il terapista infatti muove continuamente l’elettrodo.

Viene utilizzata una particolare crema conduttiva per il trattamento, che migliora la conduzione dell’energia dall’elettrodo al corpo del paziente.

Ovviamente quando vi abbiamo parlato delle tre componenti: macchina, piastra e elettrodo vi abbiamo presentato il modello base di tecarterapia.

Attualmente i dispositivi tecar moderni, includono anche molti altri accessori:

  • schermi touch o tablet per regolare le impostazioni;
  • elettrodi bipolari che permettono di effettuare il trattamento senza l’utilizzo della piastra;
  • sistemi statici automatici per poter eseguire l’applicazione senza che il fisioterapista abbia mani impegnate a tenere gli elettrodi;
  • sistemi con il neutro (la piastra) dinamico, in cui la piastra ha la stessa forma di un elettrodo e consente di poter effettuare geometrie energetiche più specifiche e precise;
  • miofasciali;
  • elettrodi interni per la riabilitazione del pavimento pelvico;
  • IASTM

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