Frattura delle costole: cosa fare e tempi di recupero

La frattura delle costole è una lesione che si verifica quando una delle ossa della gabbia toracica si rompe o si spezza: la causa più comune è un trauma toracico provocato da un colpo, una caduta, un incidente automobilistico o un impatto durante gli sport di contatto.

In persone che soffrono di osteoporosi o fragilità ossea, anche un forte colpo di tosse o un semplice starnuto può portare alla rottura della costa. Molte costole apparentemente rotte sono semplicemente incrinate, ovvero contuse. Il dolore che si percepisce è molto forte anche in caso di costola incrinata, ma la lesione non è potenzialmente pericolosa come nel caso di una costola fratturata. Nel caso di una frattura scomposta con la presenza di bordo frastagliato della costola rotta, che rientra internamente al corpo, si può verificare il danneggiamento di vasi sanguigni o, peggio, organi interni come polmone, milza e fegato.

Nella maggior parte dei casi, una costola rotta guarisce da sola in uno o due mesi. Un adeguato e periodo di controllo della situazione da parte del medico, anche tramite radiografie toraciche, è importante per evitare spiacevoli complicazioni.

Le costole sono ossa curve e piatte che formano la gabbia toracica. Sono estremamente leggere, flessibili, ma altamente resistenti; contribuiscono alla protezione degli organi toracici interni.

Ci sono dodici paia di costole, tutte articolate con la colonna vertebrale. Tuttavia, solo sette hanno un’articolazione diretta con lo sterno. Le costole possono essere assegnate a uno dei due tipi distinti; costole vere e costole false. Le costole da una a sette sono considerate vere costole e si attaccano direttamente allo sterno tramite la propria cartilagine costale. Le costole da otto a dieci sono definite costole false e sono collegate allo sterno indirettamente tramite la cartilagine della costola sopra di esse. Le ultime due paia di costole sono costole fluttuanti e la cartilagine di queste costole tende a terminare all’interno della muscolatura addominale.

Cause della frattura di una costola

Il meccanismo più comune che causa fratture alle costole è un trauma contusivo (ovvero incidenti automobilistici, cadute dall’alto, traumi diretti o persino vigorosi colpi di tosse). Il trauma contusivo provoca la rottura della costola, esercitando una pressione direttamente sul torace.

Circa il 10% dei pazienti ricoverati per trauma contusivo al torace presenta una o più fratture costali. Naturalmente, sebbene la prima cosa da fare sia approfondire il meccanismo di lesione, per valutare efficacemente e correttamente una frattura costale, è importante anche fare considerazioni specifiche per il singolo paziente: infatti, le persone con età avanzata, o che presentano patologie sistemiche ossee come osteoporosi o osteopenia, presentano un più alto rischio di subire una frattura costale, e anche l’aumentata probabilità di un maggior numero di costole coinvolte e di più elevato grado di gravità.

Sintomi

Il sintomo principale è il dolore che si percepisce nella zona della frattura. Questo dolore aumenta d’intensità quando:

  • si fa un respiro profondo
  • si preme sulla parte lesa
  • si tossisce o si fa uno starnuto
  • ci si piega in avanti o si fa una torsione

Risulta perciò importante distinguerlo dai dolori intercostali o da un acuto dolore al petto che invece può essere il sintomo di altre problematiche, come un attacco di cuore. Spesso, a causa dell’insulto osseo, si formano livido (ematoma) o gonfiore (edema) intorno all’area fratturata.

Se le fratture alle costole sono complesse, il paziente può soffrire di danni aggiuntivi agli organi interni sottostanti: l’estremità fratturata della costola, essendo tagliente o peggio appuntita, può arrivare a perforare il polmone, causando incontrollate perdite d’aria, una condizione chiamata pneumotorace, che, se non tempestivamente gestita, è potenzialmente letale. Oltre al dolore, da queste lesioni possono derivare anche una spiccata sensazione di mancanza di respiro, o “fame d’aria”.

Diagnosi frattura alle costole

La radiografia, o lastra, è alla base della diagnosi di una frattura costale, anche se il medico di medicina generale è in grado di sospettare una frattura semplicemente palpando la costola dolorante.

La radiografia al torace rimane ad ogni modo l’esame standard di riferimento.: permette di mostrare sia le fratture, sia il loro possibile spostamento, sia un possibile pneumotorace (ovvero l’accumulo di uno “strato” di aria all’interno della cavità pleurica, che appare scuro sulla radiografia), sia una contusione polmonare (che appare come un’opacità polmonare biancastra opposta alla zona fratturata), sia vedere se la costola è rotta in più punti.

In caso di sospetta lesione interna o frattura complessa, può essere utile prescrivere ed effettuare una TAC per controllare lo stato degli organi interni. Anche la risonanza magnetica e la scintigrafia ossea possono rivelarsi esami diagnostici efficaci per la corretta valutazione delle fratture alle costole.

Rischi e Complicanze

Di per sé una semplice frattura costale potrebbe provocare anche solo dolore: tuttavia, questo dolore può essere così forte da impedire al paziente di tossire correttamente e respirare profondamente.

A causa della ridotta mobilità toracica, il paziente è indotto a respirare solo con la parte superiore dei polmoni, non permettendo l’espirazione di tutte le particelle. Questa condizione può, a sua volta, favorire lo sviluppo di un’infezione polmonare sottostante (o polmonite).

In pazienti anziani la polmonite può rivelarsi un problema molto serio, a causa della ridotta motilità e delle difese immunitarie basse. La frattura delle costole può causare, però, anche una varietà di complicanze intra-toraciche e intra-addominali. Durante violenti traumi contundenti, che non provocano lesioni della cute ma solo lesioni interne, le fratture delle costole sono associate a lesioni intra-toraciche e lesioni intra-addominali a carico degli organi solidi:

  • se la frattura interessa le costole inferiori, le estremità appuntite che si generano sulla costa in seguito ad una frattura possono danneggiare fegato e milza. Inoltre, a seguito di un incidente del genere dovrà essere presa in considerazione anche una possibile perforazione gastrica (complicanza molto rara).
  • se la frattura interessa costole situate a metà della gabbia toracica, ad essere danneggiati possono essere i polmoni. Essendo il polmone un organo molle, nel caso venisse lacerato, può andare incontro a quella condizione che prende il nome di pneumotorace, caratterizzato dalla presenza di aria libera nella cavità pleurica, tra la parete toracica ed il polmone stesso.
  • se la frattura interessa le costole superiori può portare a lesioni cardiopolmonari o vascolari. Quello che può accadere è che il trauma provochi la lesione di un vaso sanguigno che, sanguinando all’interno della cavità pleurica, può causare un emotorace.

In alcuni casi può succedere che avvenga contemporaneamente uno pneumotorace associato a un emotorace. In questo caso ci troveremo di fronte ad un emo-pneumotorace, ovvero il sangue può provenire sia dalla parete toracica che dal polmone stesso.

Infine, in presenza di un volet costale (ovvero una frattura multipla di 3 o più costole adiacenti che si scollano e si distaccano dalla gabbia toracica) si può avere insufficienza respiratoria per la compressione dei polmoni: questa condizione genera una riduzione della pressione all’interno della gabbia toracica, provocando un collasso polmonare.

Principali trattamenti per una frattura costale

Il trattamento per una frattura costale è simile a quello delle costole incrinate: in generale, pertanto, si basa principalmente sul riposo e sull’assunzione di farmaci antidolorifici, ma a volte anche rilassanti muscolari.

Quando si tratta una frattura costale isolata e non spostata, il trattamento prevede, essenzialmente, l’assunzione di antidolorifici per alleviare il dolore e il riposo per dieci giorni: in questo modo si protegge la costola da ulteriori traumi e si permette al corpo di riparare la frattura in maniere corretta. I farmaci più indicati da utilizzare in questi casi sono il paracetamolo o un farmaco antinfiammatorio non steroideo come l’ibuprofene.

Il ghiaccio può ridurre gonfiore e dolore e aiutare a prevenire ulteriori danni ai tessuti. Per una frattura delle costole non è prevista l’immobilizzazione né tramite gesso né tramite doccia gessata. La fondamentale mobilità delle costole deve essere, infatti, preservata per permettere la respirazione.

Il trattamento per recuperare una frattura costale dipende da diversi fattori, come l’entità della frattura, il numero di costole coinvolte, il loro possibile spostamento, la presenza o meno di frammento costale, lo sviluppo o meno di uno pneumotorace o di una contusione polmonare.

L’ospedalizzazione può essere necessaria quando le fratture costali provocano una grave insufficienza respiratoria, soprattutto in pazienti anziani e in persone con pregresse patologie o un’importante lesione degli organi intra-addominali, in particolare milza e fegato.

Nel caso non fosse necessaria l’ospedalizzazione, passato il periodo di riposo, il fisioterapista può aiutare a ripristinare la normale mobilità e, successivamente, indicare un’accurata ginnastica posturale con esercizi di riabilitazione respiratoria mirati a ripristinare la capacità polmonare e rinforzare la muscolatura deputata alla respirazione.

Il alcuni casi durante il percorso terapeutico il fisioterapista può integrare le varie tecniche riabilitative con l’applicazione di Kinesio taping o bendaggio funzionale. In caso di dolore al torace in assenza di un trauma diretto è sempre consigliato consultare un medico per valutare bene il quadro clinico ed escludere patologie di natura cardiaca e polmonare.

Alcune volte, le fratture costali possono portare anche a infezioni polmonari. Un medico può consigliare di interpellare un fisioterapista specializzato in fisioterapia respiratoria, che possa insegnare al paziente esercizi di respirazione profonda. Ad esempio, uno degli esercizi più efficaci è quello che prevede un’inspirazione iniziale profonda, seguita da una fase di apnea più duratura possibile, e un’espirazione finale che si conclude con un forte colpo di tosse. Questo esercizio permette di portare sufficiente ossigeno in tutte gli angoli polmonari, di garantire un corretto scambio gassoso, e, con il colpo di tosse, di staccare eventuali secrezioni, così da evitare ristagni di aria e muco che sono la causa delle infezioni polmonari.

Nel caso in cui l’esecuzione dell’esercizio fosse limitata dalla presenza di dolore, il fisioterapista consiglierà di provare a sostenere l’area delle costole con le mani, con un asciugamano o con un cuscino durante l’esecuzione dell’esercizio, in modo da accompagnarne il movimento e ridurre il dolore indotto dallo stesso.

Una benda circolare (bande elastiche, semi-adesive) può essere a volte posizionata intorno al petto come rimedio per alleviare il dolore: tuttavia, a causa del continuo movimento toracico e il desiderio di respiro profondo delle persone con frattura costale, il bendaggio a volte è scarsamente tollerato. Naturalmente, questo tipo di bendaggio, come ogni forma di compressione, non è indicato per pazienti affetti da insufficienza respiratoria.

Nei casi di dolore esagerato e molto intenso, il dottore di riferimento può anestetizzare il dolore attraverso un “blocco intercostale“, ovvero l’iniezione di un prodotto anestetico nel nervo intercostale, ossia il nervo che conduce la percezione del dolore della zona interessata.

Nel caso in cui, a seguito di un trauma contundente, l’aria si dovesse accumulare all’interno dello spazio che separa il polmone dalla gabbia toracica, deve essere tempestivamente espulsa per evitare un collasso polmonare: questa manovra prevede la perforazione delle membrane nello spazio tra due costole attraverso l’utilizzo di un ago specifico.

Un’importante e severa contusione polmonare richiede il ricovero in ospedale per il monitoraggio della funzione respiratoria e delle capacità polmonari: per questo motivo, a volte, può essere necessaria l’ossigenoterapia.

Tempi di recupero

In passato i medici pensavano che il dolore e gli altri sintomi legati alla frattura delle costole non durassero più di 6 settimane, ma la ricerca scientifica suggerisce che molte persone soffrono di dolore costale anche più a lungo. Per lo sviluppo del callo osseo nella rima di frattura della costola rotta sono necessarie circa 4 settimane.

Per favorire i naturali processi di riparazione ossea, migliorare la consolidazione del callo osseo e ridurre i tempi di recupero, è possibile affittare un macchinario di magnetoterapia. La magnetoterapia prevede l’esposizione del tessuto da trattare all’interno di un circuito elettromagnetico con frequenze preimpostate per migliorare la formazione del callo osseo, riducendo inoltre l’edema e la sensazione di dolore.

Il dolore intenso, comunque, solitamente dura solo le prime 2 settimane, tendendo poi a diminuire progressivamente con il passare del tempo fino a totale cessazione.

Le persone con fratture costali semplici di solito possono recuperare con riposo a casa, esercizi di respirazione assegnati dal fisioterapista e assunzione di farmaci antidolorifici al bisogno. Nei casi più gravi, invece, la persona potrebbe aver bisogno di essere ospedalizzata ed essere seguita con maggior attenzione dal personale medico sanitario.

In presenza di una costola rotta, non si deve praticare sport di contatto per almeno 6 settimane.

Fonte: https://www.fisioterapiaitalia.com/blog/frattura-costole/

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